Sommario
Dominatore dell’arte nella prima metà del XX secolo, Henri Matisse è stato un pittore eccentrico con una vastissima produzione che ha influenzato artisti di varie tendenze e generazioni, fino all’astrattismo americano.
La carriera artistica di Matisse è stata lunga e varia e copre molti diversi stili di pittura, dall’impressionismo alla più recente pittura astratta. In Costa Azzurra si concentrò sui riflessi e il colore sensuale di questi luoghi e quì ha ultimato alcuni dei suoi dipinti più toccanti.
In ogni fase della sua evoluzione artistica Matisse ha sviluppato una immensa e geniale creatività, anche se non può essere etichettato per l’appartenenza ad un unico particolare movimento artistico. Pittore, scultore, incisore, designer tessile e creatore di Collages, Matisse, anche se non ha mai abbracciato l’astrattismo nella sua totalità, ne è stato decisamente il precursore.
Ha cercato all’infinito la perfetta armonia tra forma e colore fino alla fine dei suoi giorni. Era costantemente un border line che percepiva gli umori della successiva corrente artistica.
Matisse ha sempre evocato la luminosità e la gioia con le soluzioni più semplici, emanando dai suoi lavori un’energia vitale ben palesata in un’abbondanza di motivi e stili artistici: nudi, paesaggi idilliaci, tessuti colorati, tappeti in stoffa e naturalmente i suoi celebri collages/ritagli.
Biografia
Matisse da giovane
Henri Matisse (1869 – 1954), pittore esponente principale del movimento dei Fauves, nasce a Le Cateau-Cambrésis nel nord della Francia. Pur avendo vissuto uno dei periodi più tragici della nostra storia con il secondo conflitto mondiale, nella sua opera non si riscontrano le tracce del dolore, delle angosce e dei contrasti del nostro tempo.
I suoi dipinti sono un mondo a parte, nella sua spensierata tavolozza si rintracciano il conforto, l’armonia, la conciliazione, la fiducia, la luce e l’infinito arcobaleno del colore.
Non contento dei suoi studi liceali e giuridici, appena adulto egli comincia a interessarsi al mondo dell’arte, a cui si dedica con smisurato slancio, che accresce persino più attivamente dal 1890.
La scoperta di Matisse della sua vera passione, la pittura, è nata in un modo insolito a seguito di un attacco di appendicite che lo costrinse per molto tempo a letto. Ha iniziato a dipingere nel 1889. “Dal momento in cui ho tenuto la scatola di colori nelle mie mani, sapevo che questa era la mia vita. Mi sono buttato dentro come una bestia che precipita verso la cosa che ama”.
La madre di Matisse è stata la prima a consigliare al figlio di non accettare le “regole dell’arte”, ma piuttosto ascoltare le proprie emozioni. Matisse era intensamente preso dai suoi studi sull’arte; ha avvertito la sua fidanzata, Amélie Parayre, che avrebbe poi sposato: “Ti amo teneramente, signorina, ma io amo di più dipingere.” Matisse aveva scoperto “una specie di paradiso“ come poi ha descritto.
All’età di 22 anni abbandona la carriera giuridica e s’iscrive all’Accademia Julian “Adolphe William Bouguereau”. A Parigi Matisse studiò arte all’Académie Julian, divenendo studente di William-Adolphe Bouguereau da cui ha imparato le lezioni fondamentali della pittura classica. Dopo un anno scoraggiante, lasciò disgustato per lo stile eccessivamente pedante dell’insegnamento.
Da quel momento, la sua è stata una continua e vasta esplorazione artistica: pittura, disegno, scultura, arti grafiche (incisioni, litografie e acquetinte), ritagli di carta e anche illustrazione di libri. Essenzialmente mirati sul personaggio femminile, i suoi vari soggetti variavano frequentemente dai paesaggi ai ritratti, dalle nature morte, agli studi di interni e alle sculture.
La Formazione
Successivamente ha lavorato con Gustave Moreau, artista con proiezioni moderniste. Matisse ha iniziato a dipingere nature morte e paesaggi in stile fiammingo e nella prima parte della sua attività adopera una tavolozza ombrosa. Chardin è stato uno dei suoi pittori più seguiti avendone ammirato quattro nature morte al Louvre.
Influenzato dalle opere dei post-impressionisti Paul Cézanne, Gauguin, Van Gogh e Signac, ma anche dall’arte giapponese, Matisse trasformò il colore nell’elemento risolutivo dei suoi quadri. Ha detto: “Nell’arte moderna, è sicuramente a Cézanne che devo di più.”
Matisse sviluppa velocemente e radicalmente il proprio stile, con repentine incursioni tra cubismo ed espressionismo confrontandosi con altri giganti come Chagall, Picasso e Kirchner per finire con la marcata influenza delle opere astratte di artisti come Mondrian, Malevic e Rothko.
Folgorato dalla luce della Costa Azzurra, Matisse riscopre Dominique Ingres e Auguste Renoir. Le figure che rappresenta sono sdraiate, sensuali, quasi esotiche, spesso nude, en plein air.
Tra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Quaranta, realizza le illustrazioni per le poesie di Stéphane Mallarmé, e riceve l’incarico di decorare la Barnes Foundation negli Stati Uniti con il famoso trittico della Danse. Di qui un altro, nuovo, cambiamento e una nuova Musa. È la russa Lydia Delectorskaya, sublimata in capolavori con ninfe nei boschi o bucoliche atmosfere.
I Fauves
Matisse inizialmente è diventato famoso come fondatore del movimento dei Fauves (belve) di cui fu il massimo interprete. La loro prima esposizione suscitò un grandissimo scandalo tra il pubblico e la critica. Contemplando i quadri esposti nella sala, il critico Louis Vauxcelles, la definì cage aux fauves ovvero “la gabbia delle belve”.
Erano pittori che tendevano ad abolire la prospettiva e il chiaroscuro, preferendo colori sgargianti pennellati con campiture aggressive, libere ed emotive. Le opere più famose di questo periodo furono Gioia di vivere, (1906) e La Danse (1910).
La brillantezza coloristica, vera impronta distintiva di questo movimento, simboleggiava una genuina «joie de vivre» che si manterrà ininterrotta per tutto l’iter creativo. Le loro tele si distinguevano per l’assoluta assenza delle gradazioni di colore, delle sfumature e dei volumi. Si ispirarono a Van Gogh e Gauguin e furono i primi ad essere attratti dall’arte africana. André Derain, Raoul Dufy, Van Dongen, Maurice de Vlamink, Georges Braque e Albert Marquet furono i protagonisti di questa nuova corrente.
In quella fase per Matisse era dominante il “Colore puro”. Nelle sue tele gli interni d’atelier erano colmi di colori vivaci, acrobati, maschere, il tutto trattato con l’innovativa tecnica gouaches découpées, come nelle tavole di Jazz: le silhouette multicolore delle figure in movimento segneranno indelebilmente la storia dell’arte.
La citazione. “Quel che più mi interessa non è né la natura morta, né il paesaggio, ma la figura. La figura mi permette ben più degli altri temi di esprimere il sentimento, diciamo religioso, che ho della vita”, spiegava Henri Matisse nel 1908.
La Danza
Equilibrio ed Armonia
L’universo danza coinvolge la creatività dell’artista. Nel 1920 progetta i costumi e le scene per Le Chant du rossignol con musiche di Stravinskij e con la coreografia di Léonide Massine. Con quest’ultimo Matisse opera a stretto e con Diaghilev intervenendo sull’armonia della danza e della musica con le sue forme, i colori e la correlazione tra vuoti e pieni: “…i colori, che possono così danzare insieme senza demolire l’armonia del tutto”. Non è casuale che in una intervista del 1952 Matisse dichiarasse: “l’arabesco si organizza come una musica”.
La Danse, di cui l’artista fece due versioni, è l’opera celeberrima a livello mondiale che ha riassunto l’integrale poetica di Matisse. La prima (1909), conservata al Museum of Modern Art di New York, è una bozza preliminare e vi sono rappresentati cinque ballerini che danzano tenendosi per mano ma le fattezze dei corpi e dei volti sono appena schizzati.
Nella seconda versione dell’opera (1910), ora al Museo dell’Hermitage a San Pietroburgo, la pelle dei ballerini è colorata con una forte tonalità rossa. Oltre al rosso, nella parte bassa c’è il verde a rappresentare la terra mentre in alto domina il blu che rappresenta l’Universo.
La scelta dei colori per Matisse esprime l’energia che punta al mantenimento dell’armonia e dell’unione, affinché il movimento continui senza tregua. Il quadro vuole trasmettere il senso della lotta per la vita e un desiderio di equilibrio universale che il pittore ha espresso in molte altre sue opere.
Scriveva «il mio obiettivo è rappresentare un’arte equilibrata e pura, un’arte che non inquieti né turbi. Desidero che l’uomo stanco, oberato e sfinito ritrovi davanti ai miei quadri la pace e la tranquillità».
Viaggi
Imperterrito globe trotter, per sublimarne essenze e magnetismi l’artista viaggia in paesi diversi: l’Italia, l’Algeria, la Russia, il Marocco. Dall’incontro con il giovane Pablo Picasso arguisce che entrambi hanno una smisurata passione per l’arte delle culture primitive.
Nel 1930 l’artista si reca a New York, San Francisco, e si spinge fino a Tahiti, dove prese ispirazione per la serie Polinesia, il mare, 1946. Durante la sua visita ai Mari del Sud, in particolare, Matisse realizzò una serie interminabile di disegni.
Influenzato in particolare dall’Esposizione Universale del 1900, dove ammirò i padiglioni dei paesi islamici, dal 1906 al 1913 l’artista francese compì vari viaggi anche in nord Africa.
Arabesque
Quì Matisse assorbe la variopinta anima orientale con i suoi colori turchesi e verdi Il pittore e la sua modella, interno studio, (1921). I suoi soggetti sono donne dalla fisicità straripante che esprimono una sensualità e un fascinoso intenso, sdraiate come sono su tappeti o sofà e contornate da morbidi cuscini. Di Odalische, Matisse ne dipinse circa cinquanta; una di queste è Odalisca con i pantaloni grigi, (1926-27).
I cromatismi dei manufatti, le decorazioni, le ceramiche e i tappeti presenti nell’arte bizantina, diventano per l’artista francese il leitmotiv di una profonda esplorazione sulla pittura e sull’estetica del colore e della linea. Matisse interpreta tutti i nuovi elementi con straordinaria modernità in un linguaggio che, insensibile della scrupolosità delle sagome naturali, accarezza l’inarrivabile.
L’amore per l’arte islamica, con il suo rifiuto per la rappresentazione e i suoi spazi ritmici e ripetitivi, contribuiva ad allontanarlo dalla tradizione occidentale, a cui solo lo legava una concreta sintesi dei “primitivi” italiani. “La preziosità o gli arabeschi non sovraccaricano mai i miei disegni, perché quei preziosismi e quegli arabeschi fanno parte della mia orchestrazione del quadro. La rivelazione mi è venuta dall’ Oriente.” Questo scriveva Henri Matisse nel 1947. “Matisse ha il sole nella pancia”, diceva ammirato Pablo Picasso, suo grande amico e rivale.
I Collages
Dipingere con le forbici
Nel 1941 gli fu diagnosticato un cancro duodenale e fu costretto permanentemente su una sedia a rotelle. Non potendo più uscire Matisse, il grande maestro dei colori, aveva deciso di “portare il giardino dentro casa”, trasformando i muri del suo studio di Vence, nel sud della Francia, in un tripudio di forme, colori, fiori e piante fino ad ottenere il bilanciamento desiderato del colore e della forma come la partitura e l’intensità cromatica dei dipinti Icaro, dalla raccolta “Jazz” tavola VIII, (1946-1947).
Nessun altro grande artista aveva creato i collages (gouaches découpées) con così estrema semplicità; di questo periodo è Il Pappagallo e la Sirena (1952 – 1953). Deriso spesso dai critici di allora, l’artista ha ritenuto che questa nuova vita con i collages fosse un’espansione del suo spirito creativo. “I ritagli di carta“, disse, “mi permettono di disegnare nel colore. È più semplice per me. Invece di disegnare i contorni e mettere il colore all’interno -modificando l’uno con l’altro – disegno direttamente dentro il colore”.
Era sempre e solo lui sulla sedia a rotelle a usare le forbici creando le forme che voleva con grande rapidità, destrezza e precisione, sempre lui a scegliere i colori da usare, mentre le sue assistenti appuntavano e poi incollavano le maquette di carta sui grandi fogli attaccati ai muri dello studio. Per spiegare il suo dinamismo e la sua vitalità Matisse disse che un vero artista “non dovrebbe essere mai prigioniero di se stesso, della sua reputazione, del suo stile o del suo successo”.
Una parte importante del fascino di questi lavori va ricercata nella loro semplicità quasi infantile, ed è in questa magia che Matisse celebra la gioia della creatività che si trova spesso nei bambini che dipingono e creano senza pregiudizi.
Non un abbandono della pittura ma, come cita Matisse “dipingere con le forbici”. Una sperimentazione che gli ha dato la possibilità di creare un ambiente artisticamente attraente e fresco. Questo ritagliare che ha scatenato una raffica di creatività e inventiva era forse una resistenza all’idea della morte? L’eccitazione dell’artista trae energia vitale da questi ritagli trasformandosi in una potenziale proliferazione, flusso ed espansione spaziale?
La morte a Nizza
A causa delle condizioni di salute sempre più precarie, negli ultimi anni l’artista era spesso ospite delle suore domenicane del monastero di Vence. Quì progettò e realizzò per loro la Chapelle du Saint-Marie du Rosaire (1952), che fu da lui abbellita con pitture subito diventate famose e molto visitate.
«Nell’occasione di quest’opera, in cui la sensibilità dell’autore appare accresciuta dalla scoperta dell’anima spirituale di ogni creazione artistica “L’artista o il poeta possiedono una luce interna che trasforma gli oggetti per farne un mondo nuovo, sensibile, organizzato, un mondo vivo che è in sé segno infallibile della divinità» (Marie-Thérèse Pulvenis de Séligny, Avvenire del 17 settembre 2013).
Henri Matisse morì per un attacco cardiaco nel 1954, all’età di 84 anni. È sepolto nel cimitero del Monastero di Cimiez a Nizza.
Opere più importanti
Gioia di vivere (1906)
Il pittore francese raffigura un giardino incantato con danze e teneri abbracci. Languidi abbandoni all’amore e alla dolce quiete trasportano quel convegno di uomini e donne in un’epoca primitiva e idilliaca. Una campitura cromatica vibrante spazia dal rosso al viola e al giallo convogliando la natura e le figure in un rapporto di simbiosi.
Il dessert, armonia (la stanza rossa, 1908)
Nella tela Matisse celebra un interno decorato con vasi, frutti e fiori dove il lussureggiante tessuto rosso è ordito con fantasiosi ghirigori blu e neri, unificando il tavolo al muro. La figura femminile si ritaglia uno piano colorato in opposizione alla linea sghemba della sedia in paglia gialla. Il pittore ha disposto gli oggetti nello spazio in in modo tale da appiattire la scena, annullando la prospettiva.
L’algerina (1909)
La Danse (1910)
Odalisca con i pantaloni grigi (1926-27)
Signora in blu (1937)
Due ballerini 1937-38
Il Cavallo, il Cavaliere e il Clown 1943-4
Polinesia, il mare 1946
Icaro 1946-1947
La Cappella del Rosaio a Vence 1952
Il Pappagallo e la Sirena 1952 – 1953
Citazioni
“Il colore soprattutto, forse ancor più del disegno, è una liberazione„
“Ci sono fiori dappertutto per coloro che vogliono guardare„
“Nel campo dell’arte, il creatore autentico non è solo un essere particolarmente dotato, è un uomo che ha saputo ordinare in vista del loro fine un insieme di attività, delle quali l’opera d’arte è il risultato finale„
“L’esattezza non è la verità, diceva Delacroix„
“Non dipingo cose, dipingo le differenze tra le cose„
“Chiunque si dedichi alla pittura dovrebbe iniziare tagliandosi la lingua„
“L’Impressionismo è il quotidiano dell’anima„
“Voglio raggiungere quello stato di condensazione delle sensazioni che costituisce un dipinto„
“Il jazz è ritmo e significato„
“Vedere è già di per sé un atto creativo„
“Deriva la felicità in te stesso da una buona giornata di lavoro, dall’illuminare la nebbia che ci circonda„